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Treofan, Mastrovito (Acli): “Questa economia uccide!”

SALERNO – “Un epilogo che era nell’aria a cui non basta riconoscere lo sterile seppur necessario sentimento della solidarietà!” Così Gianluca Mastrovito, Presidente provinciale delle Acli di Salerno, commenta l’infausto evolversi della vicenda lavorativa dei 65 dipendenti della Treofan licenziati lo scorso venerdì. È una vicenda che da settimane tiene banco, mentre l’attenzione va acuendosi in questi giorni, giacché il Mise ed i sindacati tentano in extremis di correre ai ripari. Si attende il tavolo di crisi, l’ennesimo, convocato a Roma per lunedì 4 febbraio.
Mastrovito continua con realismo, evitando illusioni ulteriori, siglando una diagnosi dello scenario economico attuale che è presto qualificato senza mezzi termini: “La concertazione non ha più efficacia in un mondo globalizzato che supera le logiche del mercato del lavoro del ‘900!”
E con eguale amarezza prende atto del drammatico momento in cui s’evidenziano due poli ormai legati da un vincolo problematico, ossia l’azienda ed il contesto territoriale: “Non sono poche le difficoltà che si incontrano quando ci si propone di sviluppare un ragionamento sul tema del rapporto tra impresa e territorio, una relazione che ha risvolti devastanti sulla pelle delle persone, sulla loro quotidianità.”
E difatti nello scenario della globalizzazione lo stabilimento Treofan di Battipaglia emerge come preda di calcoli condotti altrove, come merce di scambio nell’ambito di fredde ‘transazioni’. Si pensi, nel caso specifico, alla facile cessione della Treofan Europe dalla società Management&Capitali alla multinazionale Jindal. Mastrovito precisa: “È un approccio manageriale che ha nei fatti considerato il contesto territoriale come un puro e semplice “oggetto”, un terreno di conquista, una risorsa da sfruttare piuttosto che un fattore produttivo da interiorizzare, un qualcosa di cui appropriarsi attraverso atti di scambio commerciali ed emozionali per ciò che la relazione con quello spazio rifletteva per i contraenti.”
Il rammarico è tanto; si guarda con non poca apprensione alle sorti del territorio locale, auspicando un cambio di veduta, nel profondo, muovendo da una posizione che trova forza anche nel Magistero sociale della Chiesa a cui le Acli ispirano dal principio la loro missione: “Sì, il territorio come “prodotto dell’uomo, cui è connaturata l’arte del costruire il proprio ambiente di vita in forme culturali” fondate sui principi dell’utilità, della funzionalità, dell’armonia, della solidità e della bellezza… Un luogo dell’abitare in cui convivono valori, conoscenze, cultura, arte, spesso invisibili ma in cui tutto, come Papa Francesco ci insegna – è connesso.”
Il dramma del lavoro, invece, si consuma silenzioso e nel suo lento evolversi manda in fumo teorie sociologiche ed economiche che sembravano potessero descrivere, spiegare e contenere gli effetti deleteri del neo-capitalismo globale: “È così che la teoria della sostenibilità – concetto oggi tanto diffuso e tanto sbandierato come vessillo della correttezza manageriale – si trasforma in una semplice copertura culturale, un concetto pieno di vuoto.”
Le Acli di Salerno, che Mastrovito presiede già al secondo mandato, affermano evidentemente un’altra concezione del lavoro, in una visione cristiana che non ammette né ‘trattamenti’ drastici del personale né usi irragionevoli delle risorse territoriali.
Così Mastrovito: “L’impresa non è solo quella corsara nella quale la tecnica ha definitivamente preso il sopravvento sulle persone e sulle relazioni ma ne esistono altre, consapevoli che il territorio non è uno spazio-luogo da saccheggiare, ma l’ambito nel quale creare e diffondere benessere e progresso.”
Dalla sede Acli di Corso Vittorio Emanuele 127 giunge dunque uno sprone a reagire con determinazione allo sfacelo del tessuto industriale meridionale: “Serve uno scatto di orgoglio e di appartenenza che possa costituire un precedente per il Mezzogiorno e non solo! Le competenze non vanno sciupate. La comunità locale, attraverso le migliori sensibilità, le realtà economiche del territorio, pubbliche e private, devono osare un cambiamento del paradigma sino ad oggi conosciuto.”
Gianluca Mastrovito rinnova la propria solidarietà ai lavoratori licenziati e incoraggia a proseguire nella difesa attiva e diretta dei propri diritti: “Bisogna provarci, non può finire così.” (g.f.)

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