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Quello che Matteo Salvini non dice… perché non gli conviene

Mentre il Ministro dell’Interno Matteo Salvini blocca qualche barcone nel Mediterraneo, nessuno vieta alle aziende produttrici di armi e alle nostre forze armate di fornire armamenti alla ‘democratica’ Arabia Saudita. Il punto è che, con quelle armi, l’aeronautica militare saudita bombarda continuamente scuole e ospedali yemeniti e, così facendo, dirotta il traffico di esseri umani verso le nostre coste.
A parlare delle “rotte dei disperati”, quelle di cui nessuno sa, è un interessante articolo di Nello Scavo apparso sabato scorso su “Avvenire”. Ne deduco qualche considerazione.
Non nascondiamoci, innanzitutto, che molti processi geografici rispondono ad una legge di sistema: i flussi – in questo caso migratori – che non trovano sbocco in un’area dovranno giocoforza riversarsi in un’altra. Se però intervengono fattori correlati ad interessi economici, la pressione delle masse in movimento può anche essere in qualche misura indotta ed orientata come più conviene. La questione assume così connotati ‘politici’. È il fascino della complessità di molti fenomeni studiati dalla geografia antropica. Basterebbe comprendere anche soltanto la cronaca, perché è quanto sta accadendo nella drammatica circostanza geopolitica del Mediterraneo, laddove s’incrociano le traiettorie – umane e commerciali – di Africa, Europa ed Asia. D’altronde ciò non può che far piacere a certi ‘imprenditori’ senza scrupoli che, con la complicità di istituzioni deviate, si arricchiscono col business dell’accoglienza o sfruttano gli immigrati irregolari come manodopera a basso costo in agricoltura. Se non fosse così, come si spiegherebbero certi prezzi bassissimi? Addirittura l’anguria te la vendono a € 0,19/kg.
A fronte di queste contraddizioni, non si può non ribadire la follia di fornire motovedette alla cosiddetta ‘guardia costiera’ della Libia, che altro non è che – diciamolo senza mezzi termini – una masnada di trafficanti di esseri umani. Non si spiega altrimenti il mandato di cattura internazionale emesso nei confronti del suo capo, ritenuto uno dei principali leaders del traffico di migranti. Inoltre, i modi con cui i militari libici si dedicano al ‘salvataggio’ dei disperati, non lasciano dubbi sul loro totale disprezzo per i diritti umani.
Ebbene, la questione dei migranti è molto più complessa di quanto certi annunci propagandistici e populistici vorrebbero fare intendere e di certo non basteranno a risolverla le esternazioni lanciate sui social media con frenesia compulsiva. Vuoi che Matteo Salvini non sappia queste cose? Bisognerebbe forse spiegaglierle? O, più verosimilmente, il suo è un silenzio opportunistico?
Occorre, invece, una visione politica lungimirante che tragga da un progetto condiviso sul piano internazionale la sua linfa missionaria, in termini umanitari e di politica economica e demografica. Altro che slogan estemporanei!
Se proprio si intende investire il denaro dei contribuenti italiani per incrementare il pattugliamento delle coste da parte degli altri Stati che, pur, affacciandosi sul Mediterraneo centrale, non riescono a garantirlo efficacemente, sarebbe più opportuno rafforzare la guardia costiera tunisina e quella maltese. Infatti, sebbene neppure Malta si distingua per democrazia e trasparenza, in base a ben precisi accordi internazionali, dal 1973 l’Italia si è assunta l’onere di assicurare addestramento e supporto logistico alle sue forze armate attraverso la Missione Italiana di Assistenza Tecnico Militare, pertanto essa non ha investito nel rafforzare la propria marina militare, che è davvero carente di mezzi e personale. Non credo che si possa pretendere che un piccolo Stato insulare accolga più profughi di quanti già ne ospita. Del resto, i dati parlano chiaro: in percentuale, ce ne sono molti più lì che da noi. Anche questo Matteo Salvini non dice. (Dino Rosalia)

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