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Per Giampiero Delli Bovi

Poco più di un mese fa si verificava a Montecorvino Rovella in provincia di Salerno, non a Corleone in provincia di Palermo, un fatto gravissimo.

Giampiero Delli Bovi, un giovane di 29 anni, un avvocato perbene, un uomo impegnato nella politica e nel sociale, era vittima di un attentato davanti casa sua, alle 8 di mattina. Un pacco-bomba gli dilaniava le mani e gli procurava danni su tutto il corpo. Adesso Giampiero ha lasciato l’Ospedale dove è stato curato con dedizione e professionalità. Egli sta un po’ meglio, grazie anche alla vicinanza dei parenti e degli amici, molti dei quali non lo hanno lasciato solo per un attimo. Bella è anche la vicinanza della Chiesa locale che non fa mancare a Giampiero la carità cristiana, quella di Gesù crocifisso e risorto, di Gesù offeso e lapidato, ma sempre vivo perché l’amore e la vita trionfano sempre.

Venendo al suo attentatore, preme precisare che egli è ancora libero e può girare indisturbato.

Chissà cosa starà facendo; chissà se starà pensando di costituirsi e consegnarsi alle forze dell’ordine; chissà se si è pentito della tremenda azione compiuta. Se non lo ha fatto sinora, lo faccia immediatamente e, ripensando a quel terribile giorno di giugno, chieda perdono a Dio, a Giampiero e si consegni spontaneamente alle forze dell’ordine. Come si può arrivare a mettere una bomba in un pacco, fingere la consegna di un qualcosa di utile e compiere, invece, un così vile attentato ai danni di un giovane? Non interessa il movente (politico, professionale, passionale); interessa che il responsabile venga arrestato!

Giampiero è ancora tra noi, ha subito però un danno gravissimo e nulla gli potrà restituire le mani. Certo, la chirurgia è in continua evoluzione; ogni giorno gli scienziati mettono a sua disposizione delle scoperte che migliorano la vita di coloro che hanno subito danni permanenti e gravi. Speriamo che anche Giampiero possa beneficiarne. E speriamo, anche, che le forze dell’ordine arrestino quanto prima il responsabile. Speriamo, insomma, che la società civile possa fare terra bruciata attorno a lui, possa fornire degli elementi utili per la cattura. Eppure, mi chiedo: è mai possibile che a distanza di quaranta giorni si sa poco o nulla?

Ma non basta sperare, occorre operare, lavorare per la ricerca della verità ed evitare che cose di questo genere si ripetano. La società civile ha organizzato il 23 giugno un corteo per non dimenticare, è tuttora vicina fisicamente a Giampiero e lui lo sa. Occorre continuare su questa strada.

Ricordo che da bambino, negli anni 80’ ogni sera, i Carabinieri e la Polizia di Stato operavano dei posti di blocco e fermavano decine e decine di persone. erano gli anni della NCO. Anni terribili. Si respirava l’aria della camorra, una brutta aria che uccideva nel corpo e, talora, anche nello spirito. Se il presidio del territorio non servirà per individuare il responsabile dell’attentato ai danni di Giampiero, ciò creerà un clima non favorevole per lui e per tutti quelli che commettono reati. Non è una critica a chi è ogni giorno in prima linea per la difesa dei cittadini, ma dopo l’attentato di Montecorvino Rovella dello scorso 18 giugno ci si aspettava, da una parte, più posti di blocco per le strade delle nostre città e, dall’altra, ulteriori segni di una società civile più attiva e collaborativa. Speriamo che il Ministro degli Interni, al di là degli slogan sulla sicurezza e contro i profughi, metta a disposizione della gente più uomini delle forze dell’ordine, più risorse e più tecnologia per garantire una maggiore sicurezza della società. Ciò non sarà sufficiente se la cittadinanza, a tutti i livelli, non parteciperà alla ricerca del responsabile in modo discreto ed efficace. (Marcello Capasso – Coordinatore CS)

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