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Il GFF 2019 contro le mafie. Il Ten. Schifani: “Il giudice Falcone diceva che si può sempre fare qualcosa. Io ci credo.”


GIFFONI VALLE PIANA – Al GFF 2019 c’è il Tenente Emanuele Schifani, figlio di Vito, uno degli agenti della scorta del giudice Giovanni Falcone. Il padre Vito fu ucciso col magistrato, la moglie ed altri colleghi nella strage di Capaci del 23 maggio 1992. In quei giorni, Emanuele aveva soltanto 4 mesi.
Nella terza giornata del festival, una delegazione regionale della Guardia di Finanza, guidata dal Generale Virgilio Pomponi, risponde alle domande dei giovani, riuniti nell’Antica Ramiera del paese picentino, in via Falcone e Borsellino.
E mai indicazione toponomastica fu più opportuna: ad accendere il dibattito è stato il focus sul contributo formidabile che le Fiamme Gialle danno alla lotta contro la criminalità organizzata: è loro compito seguire il circuito di veicolazione del denaro per ricostruire le occulte trame delle mafie.
Così ai giffoniers il Ten. Schifani si racconta, non senza emozione: “Mio padre era un poliziotto, io indosso una divisa diversa. Perché? Il motivo sta nel fatto che, crescendo, ho capito che bisogna seguire i soldi per arrivare ai gruppi criminali, come affermava spesso il giudice Giovanni Falcone. Occorre togliere linfa vitale ai criminali, cioè il denaro. Ho seguito il sentiero tracciato dal mio papà. Oggi ho ventisette anni e sono in cerca di risultati certi.”
Fino ad oggi il Ten. Schifani è stato impegnato al Centro Antiterrorismo e Pronto impiego di Napoli, è un cosiddetto “basco verde”, attivo anche in caso di calamità naturali, come nel recente terremoto di Ischia: “A Napoli mi sono immerso in una località difficile, in parte diversa da quella delle fiction. Non mancano però inseguimenti, arresti vari, attività in strada.” A breve andrà in servizio presso la Scuola Allievi Marescialli de L’Aquila. Aggiunge: “Non basta che le istituzioni lavorino per contrastare la criminalità. Tutti siamo coinvolti nella lotta ed i tragici epiloghi ci fanno più forti; dobbiamo pensare che le singole azioni, anche quelle che apparentemente suonano insignificanti, alla fine hanno il loro peso.”
Il masterclass all’Antica Ramiera è stata l’occasione importante per conoscere la bella storia italiana della Guardia di Finanza, i suoi 245 anni spesi nel realizzare una complessa missione istituzionale in molteplici aree d’intervento al servizio del Paese, dal contrasto alle frodi fiscali alla vigilanza sulla spesa pubblica, dal contrasto ai traffici illeciti al controllo del territorio, dalla polizia del mare alla preservazione della sicurezza e dell’ordine pubblico. Non solo cenni storici, dunque.
La testimonianza di Emanuele Schifani scontorna il format dell’incontro e lo cala nella realtà: “La criminalità ha cambiato faccia, negli ultimi anni si sono ridotti gli omicidi. Ma è soltanto cambiata la modalità di svolgimento dei propri affari, inserendosi nella gestione delle imprese o direttamente nell’apparato amministrativo del territorio. Le insidie direi che oggi sono finanche maggiori che in passato.”
Oggi il giovane Schifani è orgoglioso della militanza tra i baschi verdi, consapevole delle alte responsabilità che l’arma esercita per il bene del Paese. Per non dire poi dei poteri, esercitati in qualità di polizia tributaria, economico-finanziaria, valutaria, giudiziaria, amministrativa. Si pensi che solo nel 2019, sulla base degli obiettivi definiti dal Ministero delle Finanze, sono ben 48 i piani operativi seguiti dalla GdF. Chiude il Ten. Schifani: “Ognuno di noi è lo Stato. Lo diceva Falcone: si può sempre fare qualcosa. Io ci credo.” (g.f.)

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