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Treofan, nuovo tavolo di crisi a Roma: verso la reindustrializzazione?


BATTIPAGLIA – Ore di attesa ed apprensione; occhi alzati al cielo, nella speranza che i licenziamenti, per ora ‘congelati’ dal Gruppo Jindal, possano essere ritirati in via definitiva. Oggi, 18 febbraio, il nodo dovrebbe essere sciolto, complice la mediazione del Mise. Il gruppo industriale Jindal deve ancora dar ragione delle drastiche scelte e illustrare “vie di salvataggio” per gli ex dipendenti battipagliesi. E molti altri aspetti restano da chiarire, ad iniziare dalle modalità di acquisizione della Treofan Italia dalla M&C, diremmo quasi a prezzo agevolato. Ma c’è chi tra gli ex dipendenti realisticamente già guarda a uno scenario post-Jindal, ossia alla “reindustrializzazione” del sito battipagliese, costretto – senza che sia stata finora data una motivazione ragionevole – a chiudere i battenti nel volgere di poche settimane. Si confida cioè in un’operazione salva-posti che, pur trovando conforto in tanti casi d’ambito italiano ed europeo, è pur sempre da calare nei contesti territoriali: riconvertire la Treofan donandole un nuovo destino industriale. Non è facile. Bisognerà ridefinire i prodotti ed i processi di lavorazione, reimpostare la mission aziendale, stabilire nuove relazioni con gli stakeholder finora coinvolti, ma – soprattutto – identificare il nuovo subentrante e studiare come accedere a finanziamenti pubblici. Insomma, molte variabili da incanalare nel giusto solco d’interazione tra soggetti pubblici e privati. Ma s’attende per il momento che i licenziamenti siano annullati.
L’incontro tenuto la settimana scorsa alla Regione Campania sembra intanto aver dato nuova fiducia. Quello della reindustrializzazione sarebbe, ad ogni modo, un passo in là che configurerebbe una ‘seconda vita’ per lo stabilimento battipagliese e per i dipendenti che fino a qualche mese fa vi lavoravano.
Dagli inizi di gennaio, Giorgio Sorial, vice-capo di gabinetto al Ministero dello sviluppo economico, è intanto impegnato nel difficile tentativo di sanare il vuoto generato dalle scelte aziendali di Jindal. La cassa integrazione potrebbe essere ancora una carta da giocare? Gli operai, se potessero scegliere, la eviterebbero, giacché vorrebbero ritornare alle loro regolari posizioni lavorative.
Si consideri che nella maggior parte dei casi seguiti dal Mise negli ultimi anni ci si è avvalsi proprio del modello di reindustrializzazione che, in numerosi settori produttivi, ha visto i licenziati ricollocati, seppur con altre funzioni, nello stesso stabilimento da cui erano stati ‘estromessi’. Occorre però fare rete tra Regione ed enti locali, per mantenere i riflettori accesi e mobilitare nuove energie imprenditoriali intorno ad un nuovo progetto.
Eppure, ci si chiede: davvero non resta che reindustrializzare lo stabilimento? Considerato che ci si ritrova nella ZES di Battipaglia, ossia la Zona Economica Speciale che – grazie al D.L. 91/2017 – prevede benefici fiscali e semplificazioni amministrative per lo sviluppo di imprese, nuove o da rinnovare, anche attraendo investimenti esteri, questa potrebbe risultare l’unica soluzione in cui sperare? Vedremo. Gli ultimi dati sono incoraggianti: tra il 2017-18 l’Ugv (Unità di Gestione delle Vertenze delle imprese in crisi) attiva presso il Mise ha gestito casi critici in cui dei circa 190mila lavoratori coinvolti ben 23.750 hanno trovato un’occupazione e la maggior parte di essi proprio grazie alla reindustrializzazione.
Anche per questo non s’arresta, nei confronti della Treofan, quella che è andata profilandosi da Natale in poi come una vera cordata istituzionale, per esprimere solidarietà e, al contempo, allestire una “controparte” rispetto alle scelte ‘opinabili’ del proprietario dell’azienda. Si tenta di stringere il cerchio intorno alle persone licenziate, quasi a voler proteggerle – c’è ancora tempo? – da esiti infausti. Dopo la Camera di commercio e Confindustria, dopo il Sindaco di Battipaglia ed i politici parlamentari e locali, avvicendatisi al presidio operaio fuori allo stabilimento di via Spagna, anche il Prefetto di Salerno ha voluto incontrare i lavoratori della Treofan. Ma i recenti tentativi dell’ambasciatrice indiana Reenat Sandhu di stabilire un contatto con il gruppo aziendale sono andati – com’è noto – a vuoto. Non è di certo un buon segnale. Oggi, dunque, il nuovo tavolo di crisi a Roma. (g. f.)

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