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Dal sacrificio alla speranza: ricordare Vincenzo Giudice

EBOLI – Era il 16 settembre del 1944.
A Bergiola Foscalina, vicino Carrara, veniva trucidato dai nazifascisti il Maresciallo Maggiore della Guardia di Finanza Vincenzo Giudice, ebolitano. Aveva 53 anni. A trovare la morte non fu solo lui. Era stato ucciso un soldato delle SS tedesche e le truppe capitanate dal maggiore Walter Reder erano intente a far razzia in paese e a far diversi prigionieri. Il Giudice, consapevole del rischio, tentò di salvare a tutti i costi la vita degli ostaggi. Non risparmiò la sua vita. Aveva saputo che donne e bambini sarebbero stati presto uccisi. Si oppose con fermezza, levandosi di dosso finanche la casacca militare per ragionar da semplice ‘civile’ con i persecutori e offrire se stesso in cambio di altri detenuti. Non ci fu nulla da fare: il Maresciallo Giudice fu ucciso e con lui barbaramente trucidate – arse vive – tantissime donne e tanti bambini del paese. Tra questi, anche la moglie e i figli.
Sono trascorsi ben 73 anni da quei tragici fatti, noti come “Eccidio di Belgiola”.
La comunità cittadina di Eboli ha voluto di anno in anno rendere omaggio alla figura di quel nobile militare. Della sua storia s’è fatto nel tempo un solco in cui giovani e vecchi continuano a gettare semi di memoria.
Si terrà dunque domani, sabato 16 settembre, alle ore 11.00, la consueta cerimonia di commemorazione del maresciallo Vincenzo Giudice, Medaglia d’Oro al Valor Militare, in Piazza della Repubblica a Eboli, alla presenza del Sindaco Massimo Cariello e di altre rappresentanze civili, religiose e militari.
Si consideri che già molte caserme della Guardia di Finanza – come quella prestigiosa de L’Aquila –
sono intitolate alla memoria del militare ebolitano. E già ad Eboli, in suo onore, fu intitolato uno dei più antichi edifici scolastici, come pure la caserma sede del Comando del Gruppo della Guardia di Finanza. Per non dire del monumento eretto in piazza.
Eboli non vuole dimenticare. Se una città ricorda il sacrificio dei propri padri ha una speranza in più da donare ai propri figli. (g. f.)

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