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P.I.C.S. e Casoni Doria: tra esigenze di bilancio e tutela del patrimonio


Sembrava che l’Amministrazione comunale fosse orientata a utilizzare i fondi P.I.C.S. per riqualificare la zona delle “Comprese”, di cui l’aspetto originario è stato stravolto in maniera irrecuperabile da continui ampliamenti e soprelevazioni; successivamente ha ritenuto più opportuno invitare la cittadinanza a un percorso partecipativo per la redazione del relativo Documento di Orientamento Strategico.
Sarebbe un buon proposito se in città non fossimo già abituati a un apparente coinvolgimento dei cittadini, le cui istanze vengono sistematicamente disattese dagli amministratori locali. Basti pensare alle linee guida del PUC, che vennero redatte col contributo fondamentale dei Battipagliesi, caldeggiato prima dall’amministrazione Santomauro e soprattutto poi da quella commissariale. Che fine hanno fatto?
Ad ogni modo, se il P.I.C.S. potrà prevedere anche interventi di tipo infrastrutturale per il recupero di edifici e la riqualificazione di aree degradate al fine di valorizzare l’identità culturale e turistica della città, si potrebbe ipotizzare il recupero dell’ex tabacchificio di via Rosa Jemma e/o dei Casoni Rossi di Santa Lucia.
A tal proposito, con delibera n. 22 del 1 febbraio 2019, la Giunta Comunale ha optato per la rinuncia all’esercizio del diritto di prelazione sui Casoni Doria, nonostante la valenza culturale dei due fabbricati, per il cui riconoscimento si era impegnato in passato anche l’ente.
Vista l’esiguità del prezzo di vendita (solamente € 20000,00) a fronte dell’importo considerevole del finanziamento del “Programma Integrato Città Sostenibile” (ben € 12,8 milioni), apparentemente il Comune ha perso l’occasione di entrare in possesso di una parte della memoria contadina della nostra città.
Considerando che la non florida situazione finanziaria dell’ente non assicura neppure la corretta gestione del proprio consistente patrimonio immobiliare, da un punto di vista meramente economico, il mancato esercizio del diritto di prelazione non è una scelta del tutto sbagliata.
Bisogna rammentare che, già in passato, il Comune aveva fatto il passo falso di indebitarsi per acquistare immobili che non è riuscito a valorizzare, come il tabacchificio di via Rosa Jemma.
D’altronde, indipendentemente dall’acquirente pubblico o privato, dalla compravendita dei Casoni Doria, a guadagnarci non avrebbe potuto essere altri che il venditore: dopo aver messo a segno un’immensa operazione edificatoria, l’impresa edile è stata talmente abile da farsi pagare per liberarsi di due palazzoni fatiscenti, per i quali l’importo di un intervento di restauro e di risanamento conservativo supera di gran lunga il probabile valore di mercato a lavori ultimati.
Inoltre, malgrado il vincolo imposto dalla Soprintendenza, basterebbe un sopralluogo non troppo superficiale per constatare la massiccia presenza di solai laterocementizi nei Casoni Rossi. Ciò indica che, seppure la loro costruzione possa pure essere più antica, hanno certamente subito degli importanti interventi strutturali nel ‘900. Infatti, bisogna ricordare che la prima costruzione in cemento armato venne realizzata solo nel 1903 a Parigi in rue Franklin, 25 bis dai fratelli Perret; quindi gli interventi su tali solai sono certamente più recenti.
C’è da sperare che, a differenza di chi l’ha preceduto, il nuovo proprietario ottemperi finalmente all’ordinanza sindacale di messa in sicurezza dei fabbricati, recentemente ribadita da un’apposita ordinanza del TAR. Sarà necessaria una cifra ben più alta dei € 20000,00 spesi per l’acquisto. (Dino Rosalia)

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