Modulo invio messaggio

11F21200 C1AA 4608 8BB9 38766A162376

Nel nome del Vangelo, accogliendo l’altro: l’Amazzonia secondo Corrado Dalmonego


SALERNO – Corrado Dalmonego, missionario della Consolata, sarà ospite nella città dell’Irno martedì 5 novembre. Appuntamento alle 19.30 nella sede dei Missionari Saveriani in via Fra Giacomo Acquaviva nel Rione Petrosino.
Padre Corrado Dalmonego – attivo in nome del Vangelo in Brasile, nonché uditore presso il Sinodo sull’Amazzonia voluto da Papa Francesco e in corso in Vaticano dal 6 al 27 ottobre – è un testimone d’eccezione del “Nuovo Mondo”, la cui alterità non è ancora stata del tutto compresa da quanti, lungo l’asse atlantico, tessono i propri affari ignorando quanto s’agita nelle periferie del mondo.
P. Dalmonego ha raccontato la sua vicenda umana e spirituale nel volume scritto con Paolo Moiolo ed edito da Emi “Nohimayu. L’incontro”. Il sottotitolo specifica la singolarità dell’indagine antropologica condotta alla luce della fede: “Amazzonia. Gli Yanomami e il mondo degli altri. Storia della Missione Catrimani.” Ne parlerà ai salernitani, accendendo le righe con la sua voce, per rendicontare ‘de visu’ quanto ha vissuto.
Gli incontri con il missionario Dalmonego sono stati organizzati dalla Famiglia Saveriana, dalla Parrocchia” S. Bartolomeo”, dal Centro Missionario Diocesano, dall’Ufficio Migrantes.
L’opportunità è attesa dalla comunità religiosa locale e da tanti laici salernitani interessati anche alle questioni geopolitiche sollevate proprio in seno all’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Pan-Amazzonica.
Ed è tale l’interesse che è già in programma un altro incontro: si terrà ad Eboli, nell’auditorium parrocchiale di S. Bartolomeo il 6 novembre, alle ore 19.30.
Di pagina in pagina, le vicende narrate da P. Dalmonego mandano in corto circuito l’immaginario collettivo del “diverso”, diremmo dello straniero, contro gli stereotipi culturali che restringono la ‘calda’ visuale evangelica.
Ne va di mezzo la percezione dell’esotico, sovente stigmatizzato come distante ed irraggiungibile, se non al contrario fruibile come ‘pasto’ per estinguere gli appetiti turistici del mondo globalizzato. Che cosa ne è degli Yanomami?
La sfida – che la famiglia saveriana diocesana continua a rilanciare – è aprire squarci di alterità nell’autocoscienza occidentale, per dilatare i confini dell’esperienza fino ad “includere” popoli come quelli latino-americani, portatori discreti di possibilità ed alternative alle certezze troppo scontate di un sé imploso nell’opulenza del mondo industrializzato. (g.f.)

Lascia un commento

error: Il contenuto è protetto