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La scuola e il ‘vuoto’ della politica: serve un’idea di sviluppo del Paese

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione della Luiss, ha parlato di competenza, professionalità e studio. Ha sottolineato, inoltre, come “avere attenzione e comprendere la realtà vuol dire capacità di studio, di approfondimento, di rifuggire dall’approssimazione, dall’improvvisazione”.
Queste parole, che in realtà sono vere e proprie ‘picconate’, sembrerebbero rivolte all’odierna classe politica. Chi vuole cimentarsi nell’arte del governo deve porsi questa domanda: come voglio che sia lo Stato fra vent’anni? Ossia avere un’idea di sviluppo della nazione. I progetti, le idee nascono da un substrato di solida formazione che si ha alle spalle e questa te la da la scuola. Quest’ultima è uno dei pilastri su cui si edifica il buon cittadino ed il buon politico del futuro. A tal proposito, Angelo Panebianco, nota penna del Corriere della Sera, in un suo articolo apparso circa un mese fa scriveva: “Chi vuole in futuro élite politiche di valore deve ricostruire scuole, di ogni ordine e grado, di valore, deve reimpostare in chiave rigorosamente meritocratica il nostro sistema educativo.”
Avere, insomma, un sistema educativo carente significa formare una classe dirigente impreparata. Panebianco direbbe: “In tanti si strappano i capelli oggi perché la vita pubblica è affollata da mediocri”. Tali sono coloro che non hanno la capacità di capire la realtà in cui vivono perché mancano degli strumenti idonei, ovvero la competenza e la professionalità che non si acquisiscono se non con una solida istruzione.
Se il Capo dello Stato, pungolando chi ci governa, ha esortato a studiare per capire la realtà, vuol dire che c’è un problema ed è anche serio: abbiamo politici impreparati che non hanno progetti ed uno sguardo verso il futuro. Gustavo Zagrebelsky in una sua analisi afferma che: “La politica è vuota e impotente, e non è da poco che ce ne siamo accorti: paralisi della rappresentanza, congelamento della competizione tra idee progettuali, allergia per il pensiero non allineato; soprattutto, sguardo rivolto al passato, retrospettivo e riparativo, e incapacità di guardare al futuro con uno sguardo prospettivo”.
“Rien ne va plus” verrebbe da dire. Ma non è il caso di abbandonarsi allo sconforto finché avremo come guida il Presidente Mattarella. Auguriamoci, piuttosto, che una mente illuminata si cimenti in un progetto organico di riorganizzazione del sistema scuola partendo dall’edilizia. Quest’ultima, in fondo, è sempre ‘magistra vitae’ e lo è anche di politica. (Francesco Di Vice)

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