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Industria battipagliese: la politica locale contro la crisi

BATTIPAGLIA – Con il fallimento della Fer.Gom, decretato il 20 gennaio scorso dal Tribunale di Salerno, si riaccendono i riflettori sulla crisi industriale battipagliese. Il crac dell’azienda della famiglia Contursi – produttrice storica di guarnizioni in gomma per veicoli – è solo l’ultimo atto di un desolato rincorrersi di tracolli che ha finito col mortificare il polo produttivo della Piana del Sele. Il futuro s’arresta, dunque, per altri 39 operai, in attesa ora di veder notificato il TFR. Dalla Paif e Termopaif alla Btp Tecno fino alla Fer.Gom.  Situazioni drammatiche analoghe, eppure singolari, a molte altre verificatesi negli ultimi anni, cui s’è rimediato, a fronte della chiusura definitiva di molti stabilimenti, con un cambio repentino della destinazione d’uso; con la partecipazione dei dipendenti nella condivisione degli oneri di gestione; con la delocalizzazione delle attività. L’altalena angosciante oscilla, dunque, dai licenziamenti per cessata attività o fallimento fino alla mobilità e cassa integrazione ordinaria o straordinaria.

Drastiche procedure di esubero sono state – lo ricordiamo –adottate in passato dall’Alcatel Lucent e dalla Sogeco, dalla Cooper Standard, dalla Fos e dalla Treofan. È cronaca sempre attuale: negli ultimi dieci anni, sono numerose le azienda ad aver chiuso i battenti. Si tratta, ad ogni modo, di un’escalation che interpella la classe politica, i sindacati e le associazioni di categoria affinché siano concertate le più adeguate misure con cui incoraggiare investimenti che mettano fine all’emorragia di personale e capitali. Dopo l’inserimento – agli inizi di novembre 2016 con decreto della Giunta Regionale della Campania, a dicembre confermato dal MISE – del distretto chimico battipagliese nell’elenco regionale delle aree di crisi industriale, insieme ad altri comuni, come quelli di Salerno, Giffoni Valle Piana, Mercato San Severino, la prospettiva della reindustrializzazione dovrebbe garantire la ripresa occupazionale e, in generale, lo sviluppo economico del territorio.

Spetterà agli Enti locali mettere mano – quale la tempistica? quale il piano strategico? – a  programmi che sappiano finalizzare gli incentivi alle imprese previsti dal Governo e dalla Regione Campania e potenziare i trasporti nella Piana del Sele e nel Cilento.

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