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Un futuro tra le mani

In una società quale la nostra, dinamica ed in continua trasformazione, la scelta universitaria sembra attrarre sempre più giovani, speranzosi che tali studi possano influire sulla qualità della loro vita. Tante sono le preoccupazioni ed i dubbi che precedono questo nuovo cammino, cammino che richiede una buona gestione dello stress e tanto spirito di sacrificio.
Alla base di questo percorso vi è una domanda che sembra assillare i giovani: “Riuscirò ad affermarmi nel mondo lavorativo? Questa facoltà, quanti e quali sbocchi mi offrirà?”
Sono domande lecite, da giustificarsi vista la crescente percentuale di giovani laureati. Neolaureati che, spesso, si vedono costretti o a trovare un’occupazione non attinente alla propria formazione oppure ad emigrare, determinando l’incremento del fenomeno della “fuga di cervelli”.
I giovani studenti vogliono rendersi partecipi della crescita del proprio Paese, vogliono contribuire al consolidarsi dell’economia. Insomma, vogliono esser parte attiva della comunità!
Bisogna porre fine all’era dei favoritismi: l’Italia non è un “do ut des”!
Che i giovani vengano premiati per le loro qualità, per la loro tenacia e per la costanza nello studio! In tutto ciò, l’università dovrebbe sviluppare un programma che consenta agli studenti di instaurare, sin dai primi anni, un contatto con l’esperienza lavorativa, arrivando a misurarsi con i propri limiti, con le proprie capacità e con tutte le responsabilità richieste sul campo: un’università che non abbandoni, che formi e funga da guida. (Gaetana Maria Vicinanza)

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