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Se Paperino è un terrone: fumetti e meridionalismo nel nuovo libro di Fulvio Caporale


BATTIPAGLIA – Chi l’avrebbe mai detto che Paolino Paperino, all’anagrafe Donald Fauntleroy Duck – più noto come Paperino – è un papero meridionale, anzi – come si dice a nord di Piancaldoli – un vero e proprio ‘terrone’? Sì, un abitante delle ‘terre matte’ del Sud, uno di quelli che i ‘polentoni’ relegano – per causa naturale oltre che per concorso di colpa – nei sottobassi del novero italico.
La cosa non stupisce, se un capriccio antropologico-culturale può bastare a far rileggere il più sfigato dei nipoti di Paperone de’ Paperoni come l’archetipo personificato della bella meridionalità, consapevole e avvinta dal proprio destino, intelligente sì ma dannata per eccesso di solarità, perciò in rotta di collisione perenne col resto del Paese. Non a caso, “Quel terrone di Paperino” è il titolo – tanto evocativo quanto provocatorio – dell’ultimo libro di Fulvio Caporale, apprezzatissimo compositore e musicista, ma anche versatile scrittore, poeta e critico d’arte che di Sud – basti guardare alla sua produzione musicale e bibliografica – se ne intende. Il libro sarà presentato sabato 12 novembre nel Salotto comunale al Palazzo di Città. Appuntamento alle ore 18.00. Interverranno, oltre all’autore, Angela Caporale (docente), Maria Rosaria D’Alfonso (dirigente scolastico), Antonio Mondillo (giornalista e sceneggiatore di fumetti). A coordinare gli interventi ci sarà l’editore Franco Villani. La pubblicazione offre l’opportunità di rivisitare – declinando in modo originale talune categorie vincenti del pensiero meridiano – quella che Hugo Pratt definiva la ‘letteratura disegnata’, sicché la parabola esistenziale di un uomo appassionato di fumetti può aiutare ad attraversare territori intimi, perciò inesplorati, di un Mezzogiorno mai ignaro, ma a lungo ignorato, bagnato sì dai mari della fatica e della dignità, ma prosciugato per secoli da soprusi e corruzione. Si pensi che, da piccolo, Caporale era costretto a nascondere le ‘bande dessinée’, perché la madre gli proibiva di leggere quelle strisce di nuvolette. Per non dire della scuola, arroccata com’era sul pregiudizio che tutto quanto non rispondesse al canone eurocentrico dei programmi ministeriali fosse subcultura da pattumiera. E così, uscito di casa, l’adolescente Fulvio s’appressava alle sponde del fiume Tusciano e lì, con i fumetti sulle ginocchia, per ore si riempiva gli occhi di fantasia, rincorrendo Tex Willer e, per l’appunto, Paperino in mille strabilianti avventure. In libreria per i tipi di Villani Editore – centro stampa che da Calvello in Basilicata diffonde
perle di cultura e storia locale in tutt’Italia – il volume di Caporale contribuisce ad arricchire la controversa fenomenologia del fumetto in chiave autobiografica, intersecando traiettorie di storia ed immaginazione. La scommessa è duplice: riabilitare il fumetto, riscattare il Sud.
(g.f.)

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