Scontro Cei-Governo, Capasso (CS): “È il tempo della chiesa domestica.”
Le ultime dichiarazioni del Presidente Giuseppe Conte e le disposizioni contenute nel nuovo decreto a riguardo delle ‘riaperture’ annunciate per il prossimo 4 maggio hanno suscitato sconcerto tra i Vescovi italiani. In base alle nuove norme, sarà possibile celebrare i funerali in presenza di 15 persone al massimo, ma resta in vigore il divieto di aprire le chiese per accogliere i fedeli nelle cerimonie religiose.
A pochi minuti dai pronunciamenti del Presidente del Consiglio, è seguita la stizzita reazione dei prelati: la Conferenza Episcopale Italiana vede compromesso l’esercizio della libertà di culto, giacché “il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri esclude arbitrariamente – si rileva – la possibilità di celebrare la Messa con il popolo”.
Questa è la posizione dei vescovi. Comprensibilissima. Dal Governo hanno poi fatto sapere, con un’ulteriore nota ufficiale, che quanto prima sarà regolamentato anche l’accesso ai luoghi di culto, per poter procedere in condizioni di massima sicurezza.
Auspichiamo intanto che i laici cattolici non vadano subito a ruota dei vescovi, non certo per irriverenza o per dissidenza, ma perché riflettano sul fatto che le chiese come gli stadi possano aggregare molte persone, in quanto luoghi pubblici in cui ci possono essere assembramenti. Riteniamo che la riapertura dei luoghi di culto possa essere rischiosa. In queste settimane di emergenza, l’obiettivo ed anzi la premessa del nostro agire resta, infatti, la “massima sicurezza”.
È questo il tempo della chiesa domestica. Verrà nuovamente il tempo delle liturgie corali, delle celebrazioni ‘in presenza’ con la comunità ecclesiale (spero modellate su quelle di Papa Francesco, che si attiene alla Parola e la medita senza orpelli, appelli, avvisi, distrazioni…).
Non temiamo: Dio non ci lascia soli nelle nostre case, non vuole rinchiuderci. Insomma, aspettiamo ancora un po’…
Serve pazienza, il distanziamento è servito. Pensate che in pieno contagio un sacerdote nel Lazio voleva continuare a celebrare la Santa Messa in un vicino convento di suore. Ebbene, le religiose non hanno voluto ed hanno fatto bene. Il sacerdote che avrebbe dovuto celebrare la messa faceva parte di una congregazione che annoverava tra le sue fila già una ventina di contagiati. Che cosa sarebbe successo? Non occorre molto per immaginarlo.
Ed, allora, anch’io voglio tornare alla normalità; anch’io desidero lavorare a pieno regime; anch’io vorrei partecipare alla Santa Messa; anch’io vorrei divertirmi con la famiglia; anch’io vorrei andare in AC… Non adesso. No, occorre aspettare pazientemente. (Avv. Marcello Capasso – Coordinatore CS)