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Ricordare Giuseppe Salvia: il Rotary Club di Battipaglia presenta il libro-inchiesta di Antonio Mattone


BATTIPAGLIA – “La vendetta del boss. L’omicidio di Giuseppe Salvia” È il titolo del libro che sarà presentato il 16 settembre alle ore 18.30 all’Hotel Commercio.
Promosso ed organizzato dal Rotary Club Battipaglia, l’evento accende i riflettori sulla testimonianza di Giuseppe Salvia, il vicedirettore del carcere di Poggioreale trucidato più di 40 anni fa in un agguato della camorra siglato NCO.
Più di 40 anni, per l’appunto. L’impresa saggistica
di Mattone, ben documentata, sottrae una vittima di mafia all’oblio in cui sembrava essere stata condannata. Ci è voluto del tempo, ci sono volute istanze ed inchieste, ma soprattutto tenacia e amore per la verità da parte dei familiari e di quanti ancora credono nella giustizia. Proprio il carcere di Poggioreale – ma solo nel 2013! – è stato intitolato al suo alto funzionario.
Il volume, alle stampe per Giunta Editori, reca la prefazione di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità Sant’Egidio a cui la famiglia di Salvia è tutt’oggi legata: di anno in anno I figli prendono parte al pranzo di Natale lì organizzato presso la nota casa circondariale napoletana. Lo stesso Mattone è oggi portavoce della Comunità Sant’Egidio.
All’evento battipagliese interverranno l’autore e Don Luigi Merola (Presidente della Fondazione ‘A voce d’e creature”). A presiedere e concludere ci sarà Giuseppe Borrelli (Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Salerno).
Originario di Capri, classe ’43, a soli 30 anni Salvia è nominato vicedirettore del carcere di Poggioreale. Qui si consumerà il suo destino. Nel 1980 interviene in soccorso degli agenti dinnanzi alle resistenze di Raffaele Cutolo, il capo della Nuova Camorra Organizzata, li recluso, che si rifiuta di essere perquisito. Lo stesso Salvia provvede di persona alle perquisizioni previste dal regolamento, ma Cutolo si oppone al gesto, ritenendolo oltraggioso. Una resistenza che presto diverrà vendetta: il 14 aprile 1981 Giuseppe Salvia sarà ucciso sulla tangenziale di Napoli, all’Arenella, mentre fa ritorno a casa. Sarà lo stesso boss a rivelare ‘l’insofferenza’ per la solerte vigilanza del vicedirettore, per cui volle punirlo con “due schiaffi”. Salvia voleva semplicemente che le regole del carcere venissero rispettate e che venissero dunque cassati i privilegi in forza dei quali taluni reclusi – per primo il Cutolo – erano riusciti nel tempo a consolidare un vero posto di comando all’interno del carcere stesso. Di qui la ‘vendetta’ del boss e di qui il titolo del libro-inchiesta di Antonio Mattone. Cinquecento pagine di vita narrata, di virtù esemplata, di atti processuali documentati.
L’intera vicenda – la figura di Salvia e la sua vicenda pubblica e privata di servitore dello Stato, i suoi ideali e le sue battaglie, ma anche il contesto storico e le dinamiche politiche e giudiziarie del tempo, gli intrighi camorristici e il ‘clima’ di paura di Poggioreale negli anni ’70 e’ 80 – è evocata nel bel libro, grazie al quale la memoria letteraria può fecondare ancora una volta il territorio col seme della legalità: scrivere è un atto di civiltà. (g.f.)

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