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Necropoli tardo-romana a Battipaglia: sarà riconosciuta come ‘bene culturale’

BATTIPAGLIA – Avviato il procedimento di dichiarazione di interesse culturale per l’area urbana ed i reperti archeologici rinvenuti in città nello scorso mese di ottobre.
È quanto stabilito e comunicato dalla Soprintendenza archeologica di Salerno e Avellino con Nota prot. n. 10663 del 29 aprile scorso a firma del Soprintendente Raffaella Bonaudo, recapitata al Comune di Battipaglia.
Parliamo – per ricordarlo – del tratto stradale della SS 18 via Belvedere nella periferia nord-ovest della città, quell’area che in termini catastali è racchiusa nel fg. 28 della particella 1041. Durante i lavori di scavo nell’ottobre 2023 per la manutenzione della rete idrica ad opera dei tecnici dell’Asis furono rinvenuti un sarcofago in marmo greco con decorazioni geometriche lungo la fascia laterale ed un corredo di oggetti e suppellettili varie in bronzo, il tutto afferente ad una più ampia necropoli tardo-romana, probabilmente databile al III sec. d.C. (vedi foto – fonte: SABAP di Salerno e Avellino).
La notizia fece scalpore con tanto di ribalta nazionale: una necropoli romana a Battipaglia? Ebbene, sì. Dopo le prime indagini ed accertamenti, prende ora il via l’iter amministrativo. E c’era da aspettarselo, dal momento che anche ai meno esperti di archeologia le prime evidenze restituite da quel ritrovamento sotterraneo fortuito palesavano per sé un valore eccezionale degno di considerazione.
Non a caso sì legge nella Nota ministeriale: “L’area risulta essere sede di una necropoli di età romano-imperiale di indiscutibile interesse culturale, come testimoniato da importanti rinvenimenti archeologici in loco quali oggetti in bronzo, monili femminili ed un eccezionale sarcofago in marmo con coperchio.”
Quella del Ministero della cultura è dunque un’iniziativa disposta nel minor tempo possibile al fine di dare attuazione al Codice dei beni culturali e del paesaggio. I reperti battipagliesi andranno riconosciuti come ‘beni culturali’ a tutti gli effetti di legge e come tali potranno essere protetti e valorizzati, di fatto sottoposti alla prevista ‘schedatura’ per l’inserimento nell’elenco nazionale dei beni culturali.
E c’è da ponderare la norma, laddove il dispositivo dell’art. 10 del D. Lgs. n. 42/2004 di fatto recita: “Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico.”
E il successivo art. 12 spiega nel dettaglio quanto verrà disposto dal Ministero dopo le prime indagini: la Soprintendenza verifica la sussistenza dell’interesse archeologico dei reperti rinvenuti; la verifica è ovviamente effettuata sulla base di indirizzi di carattere generale stabiliti dal Ministero medesimo al fine di assicurare uniformità di valutazione. Anche il “tesoro” battipagliese confluirà pertanto nell’archivio informatico, conservato presso il Ministero della cultura ed accessibile al Ministero e all’Agenzia del demanio, per monitorare il patrimonio.
Infine, l’art. 14 del Codice dei beni culturali spiega ciò che ha fatto in questi giorni il Soprintendente: “Il soprintendente avvia il procedimento per la dichiarazione dell’interesse culturale, anche su motivata richiesta della regione e di ogni altro ente territoriale interessato, dandone comunicazione al proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo della cosa che ne forma oggetto.”
Scattato dunque il regime di applicazione cautelativa: entro circa quattro mesi la Soprintendenza di via Tasso a Salerno dovrebbe procedere alla notifica della dichiarazione di eccezionale interesse.
Entro fine maggio l’Amministrazione comunale potrà presentare le proprie osservazioni.
Ad avere l’ultima parola sarà la Commissione regionale per il patrimonio culturale della Campania. (g.f.)

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