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Nave Aquarius: l’Italia non vuole più essere solidale ed accogliente?

In questi giorni stiamo assistendo all’odissea della nave Aquarius che, partita dalla Libia con 629 migranti, sta navigando il Mediterraneo. Tra questi, tanti minori non accompagnati che necessitano di sostegno psicologico, oltre che materiale.
Il neo ministro dell’Interno nonché segretario della Lega Matteo Salvini ha detto che d’ora innanzi i porti italiani sono chiusi.
Una minaccia che non fa bene all’Italia, membro del G7, un Paese da sempre in prima linea nell’aiuto dei popoli in difficoltà.
Quale prezzo pagheremo chiudendo i nostri porti?
Sic stantibus rebus la Spagna ha aperto il porto di Valencia molto distante dalla posizione attuale della nave e, con un gesto di solidarietà, ha dato soccorso ai migranti.
Non sappiamo come finirà, sappiamo però che:

1. il ministro Salvini non ha mai inviato lettere alle capitanerie di Porto;

2. l’Italia non vuole più essere solidale ed accogliente;

3. i migranti dell’Aquarius saranno costretti ad un viaggio lunghissimo sperando di salvarsi.

Si, è vero. L’Unione Europea deve fare di più; serve un miglior coordinamento delle forze in campo. In proposito, buona era stata l’operazione “Mare nostrum’. Forse con quella l’Italia poteva sperare di ricevere un po’ di flessibilità per i propri conti, ma molte vite sono state intanto salvate.
Il problema dei migranti che fuggono le guerre va risolto; occorre trovare una soluzione alle guerre piccole o grandi dell’Africa del Nord.
E’ mai possibile che gli Usa e la Corea del Nord trovino (e siamo contenti) una soluzione pacifica ai loro dissidi sul nucleare, mentre non si riesce a pacificare il Mediterraneo?
Se, da un lato, i diplomatici devono ricercare le migliori soluzioni per i migranti e per la sicurezza, dal canto loro i Cristiani possono esimersi dal mettere in pratica l’evangelico consiglio “ero straniero e mi avete accolto”?
I governi devono aiutarsi reciprocamente per suddividere equamente oneri ed onori; i Cristiani si muovono, invece, secondo la legge dell’amore ed aiutano tutti coloro che sono in difficoltà senza distinzione di razza, situazione economica, sesso, lingua, tradizioni, religione. I Cristiani non si girano dall’altra parte, ma operano e fanno sentire la voce dell’amore che non fallisce mai, che allevia ogni ferita.
Ed invece, viene da chiedermi: quanti Cristiani si stanno chiudendo in se stessi e si limitano a coltivare il proprio orticello?
Papa Francesco sollecita costantemente il popolo di Dio ad essere vicino a chi soffre, a lavorare per l’integrazione, ad accogliere chi è meno fortunato.
Non abbiamo paura. Lavoriamo nel presente, fiduciosi che la società sarà migliore anche grazie al nostro impegno. (Marcello Capasso – Coordinatore CS)

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