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L’università ai tempi del Covid

“Chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione”. (Victor Hugo)

Trovo che questa citazione, proveniente da una delle menti illustri che hanno connotato il XIX secolo, resti sempre molto attuale. Senza giri di parole, si va dritti al punto, ovvero all’importanza dell’istruzione. Ed ecco che l’attenzione non la si può non porre alle Università, un luogo che consente allo studente di approfondire le conoscenze in un dato settore, di analizzarlo a tutto tondo, al fine di prepararlo al mondo lavorativo, contribuendo, col suo sapere, alla crescita del Paese. Certamente il 2020 non è stato un anno facile, ha portato con sé sofferenza, paura ed incertezza per il domani. Noi studenti universitari, e non solo, abbiamo rivoluzionato il nostro modo di approcciarci allo studio: sono subentrate le famose “aule virtuali”. 

Tutto si è ridotto ad un mero schermo, il computer è diventato l’unico mezzo, l’unica via per alimentare la nostra sete di conoscenza. Il contatto umano, quello visivo, lo scambio di opinioni, hanno lasciato il posto ad una piattaforma che non lascia spazio ai sentimenti, alle paure, alle ansie; semplicemente ci chiama a seguire le lezioni, come da calendario. Potrebbe risultare facile la modalità da remoto, soprattutto dati i passi da gigante che ha fatto la tecnologia, ma vi assicuro che non è così. Ho avuto modo di constatare che non tutti hanno la possibilità di usufruire di una connessione internet, quantomeno ottimale, non tutti hanno il privilegio di avere un portatile, non tutti hanno una situazione familiare che consenta loro di seguire dalle mura domestiche con serenità. Lo studente è chiamato a rendere il massimo, a mostrarsi pronto nel rispondere alle improvvise domande poste da docenti che credono ben poco nella buona fede dei ragazzi, convinti che dall’altra parte non si partecipi attivamente. Il risultare perennemente “online”, reperibile ad ogni ora della giornata, non dà modo di staccarsi da questa realtà virtuale, impedendo che vi possa essere la giusta dose di distrazione, di boccata d’aria, che consente di rendere maggiormente nello studio. 

Come ogni cosa, vi sono dei lati positivi: basti pensare agli studenti fuori sede, i quali, in tal maniera, riescono ad evitare ore di viaggio, con relativi costi annessi… Insomma, si recupera tempo prezioso.  Eppure, nonostante queste problematiche oggettive, non mi sento nella posizione di lamentarmi: sono ben consapevole che il Covid-19 rappresenti un qualcosa più grande di noi, un mostro che silenziosamente si annida portando con sé, nei casi più disperati, innocenti vittime. Ed è proprio il pensiero ad esse rivolto che mi spinge ad andare avanti, consapevole che la realtà attuale servirà a costruire un futuro migliore. 

Gaetana Maria Vicinanza

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