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In dialogo con… Alfredo Vicinanza, ingegnere membro del “Comitato Battipaglia dice NO”

DOMANDA 1

L’ambiente, e soprattutto i rifiuti, sembra essere diventato il tema principale del dibattito politico degli ultimi anni. Come mai?

Il motivo è unico e semplice: perché alcuni anni fa è iniziata la protesta da parte di alcuni cittadini che si sono riuniti nel Comitato Battipaglia Dice NO su questo fronte. Nel 2017, quasi per caso, alcuni cittadini “scoprono” (è il caso di dirlo) che su Battipaglia è previsto l’ennesimo impianto di trattamento rifiuti. Da allora la protesta ha portato alla luce ciò che la politica colpevolmente aveva, a mio parere ‘volontariamente’, ignorato e cioè che a Battipaglia si tratta la quantità di rifiuti più grande di qualunque altra città in Campania e forse anche in Italia, fatta eccezione per quelle città che ospitano impianti di incenerimento; che a Battipaglia le discariche non sono mai state oggetto di veri interventi di bonifica; che dal 2015 abbiamo anche il record di incendi in impianti trattamento rifiuti in un’unica città; che a quegli incendi non sono mai seguite bonifiche dei terreni; che fiume e mare sono luoghi di sversamento. Basterebbero solo alcuni di questi punti per fare del tema ambientale, più che un argomento da campagna elettorale, un programma per la rinascita della città, ma chi finora si è impegnato in politica, ad ogni livello, non è stato in grado di farlo. Basti pensare che il nostro Comune non ha un assessore all’ambiente, carica assunta dalla Sindaca, e che il relativo assessorato conta su un solo tecnico e che la Consulta per l’Ambiente, nata con grandi sforzi solo per la volontà di quei cittadini e di tante altre associazioni che si sono unite nella protesta, non viene convocata da mesi.

DOMANDA 2

Ma l’ambiente non può esser l’unico punto di un programma politico. Altri temi sono ugualmente importanti… No?

Ovviamente si, ma dovrebbe essere il centro di un’azione politica, soprattutto in una terra così martoriata su questo versante. Il diritto alla salute non è secondario a nessun altro e, inoltre, occuparsi di ambiente significa ritrovare un punto di impegno comune che manca nella nostra città, la quale ha difficoltà a riconoscersi comunità, ad occuparsi di economia, di lavoro, di sviluppo del territorio, di agricoltura, nonostante tutto sia ancora punto di forza dell’economia locale, e anche di criminalità, motivo forse della miopia e della sordità di molta politica locale e non. 

La situazione attuale, anche urbanistica, è proprio il frutto di amicizie e connivenze di cui è sempre meglio tacere, ma che hanno programmato il territorio riempiendo vuoti istituzionali e lasciando le macerie su cui oggi ancora si vuole lucrare. In un convegno all’Università degli Studi di Salerno, quello in cui l’assessore regionale all’ambiente Bonavitacola affermò che la protesta era frutto dell’ignoranza di chi “non distingue un impianto di trattamento rifiuti da una centrale nucleare” il procuratore di Salerno Cannavale riportò l’affermazione del già procuratore nazionale antimafia Roberti secondo cui “Chi ha distrutto il territorio ora punta a risanarlo. Un paradosso legato ai fondi pubblici stanziati per il recupero dei terreni”. Ciò che ovviamente vale per la malavita, vale forse anche per la politica, dove chi nulla ha fatto per il bene del territorio oggi propone soluzioni, magari avendo alle spalle chi non solo non ha fatto nulla, ma ha contribuito al problema.

DOMANDA 3

Nulla da fare allora per la città capofila della Piana del Sele? Come si può affrontare il problema ambientale e farlo soprattutto con gli strumenti della politica?

“Capofila della Piana del Sele” è uno slogan molto usato in città, soprattutto in campagna elettorale, che in realtà rimanda ad altri periodi storici. Oggi Battipaglia è soprattutto terra di conquista elettorale, situazione che non dispiace neanche a chi la abita, come dimostrano le ultime tornate elettorali, dove nessuno dei candidati battipagliesi è stato eletto al Consiglio regionale e la maggior parte dei voti è andata a candidati non battipagliesi. La verità è che il peggior nemico di Battipaglia siamo noi, quando diciamo che la nostra città è bella, che è come mentire a chi si ama dicendo che va tutto bene, non aiutandolo realmente; quando ci disinteressiamo a quello che accade, come per l’ambiente, perché tanto qualcuno se ne occuperà (che poi è la triste realtà…). La situazione attuale viene da lontano, quando nel 2002 l’impianto CDR (oggi STIR) arrivò a Battipaglia grazie ad un accordo firmato con lo Stato, in cui le promesse sono rimaste tali. Chi dice che quel documento è carta straccia, forse non si accorge che affermarlo significa dire che qualunque promessa o accordo politico può diventare carta straccia. Sono affermazioni su cui non si può costruire un rapporto di fiducia: chi firmerebbe un contratto con chi pensa che violarlo sia normale? Ricordo che un report sulla MGM che trattava pneumatici fuori uso fu portato all’attenzione sia del Comune di Battipaglia che in Conferenza dei Servizi Regionale. Nel primo caso è stato ignorato; nel secondo, gli avvocati che provarono a presentarlo ai funzionari regionali furono allontanati dalla Digos. Pochi mesi dopo l’impianto è andato a fuoco.

Un altro aspetto è quello degli “abbiamo fatto”. Parlare di un problema con un rappresentante di qualsiasi forza di governo gli dà modo di presentare l’elenco di ”quello che abbiamo fatto”, dimenticando che il problema è ancora lì. È il caso del Piano Rifiuti, cui corrisponde un’emergenza mai realmente finita; dei ricorsi agli enti superiori presentati fuori tempo o andati perduti; degli impianti di depurazione, cui corrispondono i divieti di balneazione; dei calcoli sui quantitativi dei rifiuti per bloccare gli impianti, fatti con divisioni sbagliate e metri cubi al posto delle tonnellate. Su quest’ultimo punto credo che se, oltre a violare le leggi dello Stato, iniziamo a violare anche quelle della matematica e della fisica, dovremmo davvero riflettere più che sulle classi politiche su quelle scolastiche. 

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