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Il coronavirus e la risposta del cristiano

Dall’inizio dell’anno stiamo sperimentando la nostra fragilità, perché nonostante il progresso e tutte le tecnologie che ha a disposizione, il coronavirus ci sta facendo soffrire e vivere in modo diverso.  Nessuno al mondo, neppure il più catastrofista avrebbe pensato che un virus potesse bloccare l’intera umanità e provocare quasi due milioni di vittime; quando tutto sarà passato occorrerà verificare se tutto ciò poteva essere in qualche modo previsto, se si poteva fronteggiare meglio la pandemia, se il sistema sanitario, pubblico e privato, sia stato adeguatamente supportato, se i dirigenti politici ed amministrativi nel corso degli anni passati hanno compiuto scelte mirate per la salvaguardia della salute dei cittadini oppure operato dei tagli indiscriminati agli investimenti. Se aumentano gli sprechi del denaro pubblico, se aumenta la corruzione, come è possibile combattere in modo efficace un problema così complicato. 

La pandemia, oltre a causare tanti decessi soprattutto negli anziani con una perdita di una ricca, critica e bella memoria storica, ha generato una crisi economica più grave di quella del 2008; in quella occasione negli Stati Uniti d’America, in seguito al crollo dei subprime e del mercato immobiliare, ci fu a catena una grave crisi finanziaria, economica ed occupazionale che ebbe conseguenza nel mondo intero. Oggi la crisi è stata dapprima sanitaria e poi economica, si è assistito a numerosissimi contagi, ricoveri ospedalieri, tanti decessi; con la chiusura della gran parte delle attività industriali, commerciali e di servizi, i governi dei vari Stati stanno cercando di evitare un default occupazionale. 

Gli Stati da soli non possono fare molto per risollevarsi, riprendere la vita precedente al coronavirus, bisogna confidare nelle organizzazioni sovranazionali a partire nell’Ue affinché in modo coordinato, ragionato e serio si possano prendere le decisioni migliori per rilanciare l’economia.

Da parte sua, un cristiano, forte della Speranza che ha un volto ed un nome ben preciso ossia Gesù Cristo, deve sollecitare le amministrazioni a porre al centro di ogni azione l’uomo in quanto tale; egli non deve temere di essere solo davanti a questa grave emergenza umanitario; deve essere convinto nelle difficoltà Dio non ci abbandona, il suo silenzio è solo apparente e se ci dedichiamo con costanza alla preghiera, al discernimento, alla comunione ed alla carità la rinascita arriverà prima. Per un cristiano è fondamentale comprendere che questo tempo va vissuto, va attraversato con fiducia, non può affermare che il 2020 è stato catastrofico, non può sperare che passi presto, deve riconoscere i segni di Dio, i semi di speranza che lo hanno caratterizzato, i segni di carità che hanno alleviato tanta sofferenza materiale e spirituale. 

Papa Francesco ha indicato la via della preghiera e della Speranza, della carità e della fratellanza; in quaresima da solo ha attraversato piazza San Pietro ed ha pregato per l’umanità intera chiedendo al Signore di infondere coraggio a tutti; il Cristo crocifisso custodito all’interno della chiesa di San Marcello al corso (che nel XIV secolo e nel 1522 fu considerato dai fedeli responsabile del miracolo che salvò Roma dalla peste) è stato il protagonista della preghiera del 27.03.2020 in cui ancora una volta Gesù si è immolato ed ha voluto farsi cibo per noi e che anche oggi ci ripete: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?… Voi non abbiate paura”.

Nell’ottica di riconoscimento delle opere di Dio anche nella pandemia come possiamo dimenticare il lavoro indefesso ed encomiabile di tanti operatori sanitari (medici ed infermieri) che nelle corsie ospedaliere hanno difeso la vita dei pazienti a rischio di perdere la propria; tanti sacerdoti e suore nei nosocomi e nelle case di riposo hanno assistito spiritualmente i malati comportandosi come il buon samaritano; e che dire dei lavoratori delle categorie essenziali che hanno assicurato l’approvvigionamento alimentare? Eppoi ci sono i cappellani delle carceri con tutto il personale che ci lavora per evitare che il contagio si diffonda; insomma tanti uomini e tante donne hanno vissuto questo tempo regalando un sorriso, una speranza, un raggio di sole, ma soprattutto hanno dimostrato che il 2020 non è passato invano, perché la loro opera aiuterà la società ad essere più coesa intorno ai valori fondamentali.

Avv. Marcello Capasso (Coordinatore CS)

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