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Le “alleanze concrete” dei cattolici italiani: da Taranto i giovani per il cambiamento

Realizzare la transizione ambientale stringendo alleanze concrete tra gli attori della società civile: lo si può fare valorizzando il protagonismo giovanile. È una linea di programma, non solo un auspicio, definita con fiduciosa nettezza nel corso della Settimana Sociale dei Cattolici Italiani celebrata a Taranto nell’ottobre 2021.

Nella capitale jonica, sono stati non a caso i giovani a proporre e a firmare il “Manifesto dell’Alleanza” da cui sono andati delineandosi quattro itinerari attivi: per l’appunto la transizione ecologica e le alleanze ambientali; la rigenerazione dei valori e del business mediante modelli virtuosi di economia circolare; la rigenerazione delle comunità locali attraverso la condivisione di prassi eco-sostenibili; l’educazione e la cultura sociale come volani strategici del cambiamento a lungo termine.

Da Taranto all’Italia intera, dall’autunno alla primavera. La sfida tutt’oggi continua nell’ancorare l’evento pugliese ad una prospettiva di presente futuribile, ossia nel convertire lo slancio visionario in un impegno progettuale che dischiuda gli scenari disegnati nella Città dei due mari. Vanno susseguendosi, a tal fine, i vari appuntamenti in-formativi nei territori diocesani, per focalizzare l’attenzione su quel “da farsi” da cui potrebbe dipendere il destino delle comunità locali.

Ed il fatto che dei giovani siano attivi nel voler trasformare le buone intenzioni in processi di innovazione la dice lunga: si stanno incontrando, discutendo, elaborando modelli dal basso, a livello locale, affinché siano concretamente ponderati i termini di fattibilità della transizione ecologica ed ambientale.
Nulla di improvvisato. Il piano programmatico interseca quello operativo, in una corrispondenza biunivoca fatta sia di estrazione deduttiva delle buone idee sia di sperimentazione induttiva delle buone prassi. Pertanto, se da un lato si va dagli strumenti progettuali alla realtà sociale ed ambientale in cui applicarli, dall’altro si monitora la circostanza locale esistente, cioè le sue evidenze fattuali, per convertire quel che c’è in quel che dovrebbe essere.

Si consideri che, al momento, i modelli di alleanze codificati – cioè elaborati, simulati e pronti ad essere implementati – sono otto. Ad essere privilegiati sono gli interventi di mediazione informativa, ossia la produzione di dossier ed opuscoli che aiutino a comprendere la rivoluzione in atto, insieme all’erogazione di alcuni servizi a carattere ‘popolare’ che stimolino la riflessione personale e comunitaria.

Vediamo in breve.

A. Alleanze concrete per la transizione ambientale

1) Mappare le buone pratiche ambientali per l’efficientamento energetico nei territori locali, redigendo vademecum e linee guida sulla vita sostenibile, a partire dalla realtà locale in cui si vive;

2) Sensibilizzare la società civile sui temi e sulle ‘emergenze’ della transizione ambientale ed energetica, partendo dalle criticità della realtà locale e fornendo – ad esempio – servizi di consulenza rivolti ai soggetti vulnerabili o versanti in povertà energetica;

3) Attivare un’alleanza strategica tra gli enti locali, le associazioni di quartiere, le micro-imprese e le università per creare una rete di monitoraggio ‘low cost’ sulla qualità ambientale e sociale che promuova anche una dinamica di ‘crowd-sourcing’ attraverso cui condividere idee e sviluppare linee di azione per realizzare un progetto quale soluzione cooperativa ad un problema locale.

B. Alleanze concrete per la rigenerazione dei valori e dei modelli di business

1) Sviluppare metriche ESG (Environmental, Social and Governance) per accompagnare le piccole imprese locali lungo la via dello sviluppo economico sostenibile;

2) Redigere un vademecum sul consumo sostenibile che sensibilizzi la popolazione sulla buona prassi del “voto con il portafoglio”, anche per monitorare il consumo dei prodotti a km zero nel territorio locale;

3) Redigere un vademecum sui principi dell’economia circolare, per indicare come far “ri-circolare” i prodotti usati tra i residenti del quartiere.

C. Alleanze concrete per la rigenerazione delle comunità locali

1) Creare una “cassetta degli attrezzi” che dia informazioni e consigli pratici per rigenerare gli stili di vita nelle comunità sotto il profilo della cura ecologica e della socializzazione;

2) Organizzare workshop tematici e divulgare ‘case studies’ che siano incentrati sulle buone pratiche già altrove sperimentate, per rigenerare i modelli sociali nella comunità di appartenenza.

Si evince, sembra chiaro, la volontà di allestire una rete di infrastrutture comunicative che mettano in connessione i temi e gli argomenti, i problemi e le loro soluzioni, ad integrazione delle opere condotte dei grandi attori istituzionali, pubblici e privati. Sembra poco, ma può fare tanto. E ciò perché la transizione sia un processo democratico, che interpelli tutti e, al contempo, li responsabilizzi.
Se i giovani sono, per definizione, la via generazionale aperta al futuro, le loro visioni possono plasmare il presente ed inaugurare nuovi stili di vita. È, tuttavia, una questione ‘educativa’ che interpella gli adulti. Si tratta di ‘dar credito’ allo spirito dei liberi rivoluzionari per intraprendere la strada del cambiamento, ma occorre anche che si ‘maturi’ la saggezza dei saggi riformisti per percorrerla con tenacia fino in fondo. Non è facile. C’è bisogno di tempo per ascoltarsi, per dialogare, per progettare insieme. È quanto si sta cercando di fare già in molti contesti diocesani italiani, per saldare i sogni alla realtà, le parole ai fatti. Da Taranto, questo è certo, non si torna indietro.

(g.f.)

(Il testo dell’articolo è stato elaborato sulla base delle informazioni estratte
dal sito web ufficiale www.settimanesociali.it)

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