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Autonomia dei magistrati: la ‘lezione’ di Legnini

FISCIANO – E’ attesa per mercoledì 7 marzo 2018 all’Università degli Studi di Salerno, la “lectio magistralis” dell’On. Giovanni Legnini, Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. L’appuntamento è fissato alle ore 15.30 nell’Aula Magna “V. Buonocore” del Campus di Fisciano.
Promosso dall’Università di Salerno e dall’Associazione Nazionale Magistrati, l’evento offre l’occasione per ribadire la peculiarità della funzione giudiziaria in relazione alle fibrillazioni che agitano il sistema politico italiano, per comprendere lo specifico ruolo del magistrato nell’elaborazione offerta dall’On. Legnini, dirigente e componente dell’Assemblea Nazionale del Partito Democratico, Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura dal 30 settembre 2014, da quando – smessi i panni di Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze nel Governo Renzi – entra nel ‘plenum’della Magistratura e ne assume la più alta carica.
Dopo gli indirizzi di saluto del prof. Aurelio Tommasetti (Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Salerno), del dott. Salvatore Malfi (Prefetto di Salerno), del prof. Giovanni Sciancalepore (Direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche – Università degli Studi di Salerno), della dott.ssa Iside Russo (Presidente della Corte di Appello di Salerno), del dott. Leonida Primicerio (Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Salerno), ad introdurre i lavori saranno il dott. Pietro Indinnimeo (Presidente della Sezione di Salerno dell’Associazione Nazionale Magistrati), il prof. Luigi Kalb (Università degli Studi di Salerno).
Complesso e articolato – e tanto più bisognoso di determinazioni chiarificatrici – è l’ambito in cui andrà organizzandosi la “lectio magistralis” dell’On. Giovanni Legnini – che ha di fatto per tema “Il governo autonomo della Magistratura”. E quella della magistratura è di fatto un’azione istituzionale sempre esposta all’invasività degli altri poteri, per via della responsabilità decisionale assunta nell’esercizio di funzioni sensibilmente rilevanti nella risoluzione di casi civili e penali, un’azione di condizionamento tanto invasiva quanto occulta da giungere a pregiudicare l’autonomia di giudizio e, alla fine, compromettere la serena attività di discernimento giudiziario, con ricadute indirette sul buon andamento dell’apparato giuridico ed amministrativo dello Stato. (g. f.)

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